E' da oggi disponibile sul canale YouTube di MAIA Onlus il documentario "RAP - Revolution Art Poetry", con la regia di Nicholas Nazari, le interviste di Dutch Nazari e Alessandro Burbank, la colonna sonora di Sick Et Simpliciter. Il documentario, della durata di 45 minuti, è disponibile in due versioni: una con i sottotitoli in inglese e l'altra con i sottotitoli in italiano. "Revolution Art Poetry" è un documentario che indaga il ruolo della poesia e del Rap nella
società palestinese, risultato di una ricerca che ha portato una squadra di 5 persone a visitare la Cisgiordania per intervistare mc's e poeti locali.
Sinossi: quando l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina fu creata negli
anni '60, il governo israeliano affermava l'inesistenza di un popolo palestinese con una propria
cultura e tradizione. Per questo motivo, il movimento di resistenza palestinese ha sempre dato
un'importanza cruciale al supporto e allo sviluppo delle forme esistenti di espressione artistica, quali prove di un'identità nazionale capace di riunire territori divisi e riconnettere la popolazione con il proprio passato e la propria identità. La poesia popolare palestinese è stata sicuramente la forma d'arte diffusa più ampliamente tra queste, la sua ricca tradizione si è stagliata come prova innegabile contro chiunque rinnegasse l'esistenza di un'identità palestinese originaria. Queste poesie cantano spesso di problemi economici, sociali e politici, fornendo una valvola di sfogo alla rabbia generata dal potere occupante. All'interno della società palestinese, si assiste oggi al distanziarsi delle nuove generazioni da quelle che le hanno precedute; a queste ultime si contrappongono i giovani, la cui rabbia non si arrende al conflitto, agli insediamenti israeliani in continua espansione, all'appropriazione indiscriminata delle loro risorse e dei loro diritti. L'Hip-Hop e il Rap si stanno diffondendo tra loro come nuove forme di espressione artistica e culturale. Spesso, però, sono malviste dalle vecchie generazioni, considerate come il prodotto di una
colonizzazione culturale imposta, rude ed offensiva. Ma i rapper palestinesi sentono il bisogno di far sentire la loro voce per svegliare le coscienze e denunciare quei comportamenti criminali che le vecchie generazioni condannavano con la poesia...
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