sabato 8 agosto 2015

In memoria di Sean Price (1972-2015)

Risulta difficile scrivere qualcosa di sensato in momenti come questi. La notizia è di quelle che lasciano sbigottiti, increduli, le uniche parole ad uscire dalla bocca sono spesso imprecazioni.

Un conto è portare a termine un'esistenza dignitosa raggiungendo un traguardo di lusso come la vecchiaia, a patto che questo non voglia significare vivere da vegetali - ed in tal caso, molto meglio andarsene prima - un altro conto è coricarsi e non svegliarsi più, ovvero tutto quello che al momento è dato sapere sulla scomparsa di Sean Price in attesa delle conclusioni che scaturiranno dall'autopsia del corpo. E' un fulmine a ciel sereno, di quelli che ad ogni pausa del proprio cervello fa tornare il pensiero sempre lì, provando a raccapezzarsi di come un determinato evento sia accaduto davvero.

La grande parte di questa tristezza risiede nell'aver perso un guerriero, un personaggio andato sempre avanti per la sua strada, cui non fregava esattamente nulla dell'opinione degli altri e non aveva certo paura di esprimere la sua, tratteggiando con le sue innumerevoli punchline una linea secca tra ciò che è Hip-Hop vero e tutto il resto che viene puntualmente mercificato e scambiato per qualcosa che non potrà mai essere.

Sean Price era Heltah Skeltah, era Duck Down Music, era Boot Camp Click, rappresentava il fascino oscuro di una schiera di artisti che non ha mai accettato di svendersi e che ha sempre ricordato da dove questa Cultura proviene, che questa musica puzza di fogna e non di denaro sonante, che se non sei bravo al microfono non vali davvero niente, non importa quale immagine ti sia costruito appositamente per compiacere il grande pubblico e le majors. Ma soprattutto era un mc che possedeva una dote rara, quella di riuscire ad apporre un proprio ed inequivocabile marchio di fabbrica a qualunque operazione prendesse parte, che fosse con il fedele compagno Rock, che si trovasse a supportare i Black Moon o gli Smif-N-Wessun, che prendesse parte ad una lista pressoché infinita di featuring, perché averlo nella propria lineup od ospite di una propria traccia era un vero e proprio privilegio.

Era un personaggio che amava farsi vedere grezzo, selvaggio, ma che sapeva come ottenere il rispetto di tutti i colleghi, calamitando a sé fans da tutto il globo. Era davvero unico nel suo genere, frase che per quanto scontata possa apparire ci sembra l'unica che gli renda davvero giustizia. Ha saputo incidere un solco profondo in tutte le incarnazioni in cui si è proposto, partendo con gli Heltah Skeltah (per chi scrive "Nocturnal" è un classico senza mezze misure) per poi proseguire con una rispettata carriera solista, che ha partorito dischi come "Monkey Barz" ed il più recente "Mic Tyson", ed è stato una parte del motore che ha fatto funzionare la macchina Random Axe, il supergruppo formato da lui, Black Milk e Guilty Simpson, un disco nel quale il suo contributo è stato essenziale per il successo poi raccolto.

Anche dopo aver scritto queste poche righe, che per nulla riassumono una carriera underground costellata di soddisfazioni, la sensazione di incredulità continua a non passare, ma tant'è. Sean The Barbarian è improvvisamente passato a miglior vita, ma non per questo sarà dimenticato.

La sua influenza è stata semplicemente troppo grande.

Rest In Power.        

P!  




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