L'intreccio tra la cultura Hip Hop e il cinema è indissolubile e duraturo, sono due aspetti della stessa medaglia che continuano a guardarsi in faccia, ad interagire, a raccontare storie e verità scomode, a dare voce alle comunità disagiate e represse, abbandonate a loro stesse.
"Cinema In Rima", recente pubblicazione della casa editrice milanese Agenzia X scritto da Luca Gricinella, già autore di "Rapropos: il rap racconta la Francia", è un resoconto storico che fissa cronologicamente i momenti chiave dell'incontro tra Hip Hop e grande schermo, sottolineando come le due cose siano nate come prodotti di nicchia di scarsa fruizione e si siano quindi sviluppate quali realtà più grandi, a volte confuse o non del tutto comprese, eseguendo questo particolare processo evolutivo in completa simbiosi.
Il libro tratta con efficacia questa reciproca ispirazione e ne traccia i legami con intelligenza. Il cinema Hip Hop ha gli stessi progenitori della sua trasposizione sonora, rappresentati dalla cultura nera, dalla blaxploitation, dai racconti imperniati sulla figura del pimp, dalle arti marziali, dalla raffigurazione cruda e reale del ghetto e dei projects, ma soprattutto dall'esigenza di permettere di esprimere un'opinione a tutte quelle minoranze che per anni hanno vissuto in ambienti mortificati, dimenticati da tutti, in preda alle loro paure ed ogni giorno messe alla prova dalla necessità di sopravvivere all'ambiente degradato e violento, senza trovare quasi mai la corretta via d'uscita.
Ed ecco che pellicole storiche come "I Guerrieri Della Notte" trovano una relazione concettuale del tutto logica con i motivi della fondazione della Zulu Nation di Afrika Bambaataa, "Scarface" è ancora oggi musa ispiratrice non solo di testi, ma di interi dischi scritti da rappers che collegano costantemente le vicende del film alla dura realtà di tutti i giorni, nella quale chi non ha nulla da perdere prova l'ascesa al potere criminale a tutti i costi e diventa in maniera del tutto naturale una figura imprescindibile delle liriche che hanno forgiato intere carriere di grandi mc's.
La cultura Hip Hop viene finalmente mostrata alla stessa nazione che le ha dato le origini ed il ruolo recitato dai dischi diventa anche visivo. Pellicole come "Breakin'", "Beat Street" e l'indimenticabile "Wild Style" sono quanto di più vicino ci sia a un documentario che narra della vita nel Bronx e nei quartieri più difficili dell'area di New York, hanno il ruolo di far conoscere la versatilità di un'arte che non si esprime solo con microfono e giradischi, ma anche con autentiche opere firmate dai writers sui muri, sui vagoni della metropolitana, nonché con l'espressione fisica del movimento, la breakdance, che viene immortalata per le prime volte anche in lungometraggi ben più famosi e poco inerenti al tema, uno su tutti "Flashdance", segno che il mondo sta cominciando ad accorgersi del fenomeno Hip Hop.
Si passa poi ad analizzare la figura del regista nero e del messaggio che lo stesso vuole comunicare all'esterno, un messaggio che vuole ratificare una realtà distorta ed affermare un punto di vista spesso ignorato. Corrono gli anni novanta e non solo l'Hip Hop sfonda come genere musicale, Spike Lee è già un regista affermato che di tanto in tanto polemizza con colleghi del livello di Tarantino; si mettono in luce John Singleton, i fratelli Hughes, Ernest Dickerson e Hype Williams, quest'ultimo capace di eseguire il salto partendo dal mondo dei videoclip, tutti autori di pellicole importanti e crude come "Boyz In The Hood", "Menace II Society", "Juice", le quali mostrano attraverso gli occhi del ghetto situazioni sconosciute alla moltitudine ma dannatamente reali, che film ben conosciuti come "Fà La Cosa Giusta", trainata dalla musica dei Public Enemy, o "Jungle Fever", il quale tratta un tema scottante come il rapporto sentimentale tra etnie diverse, avevano già posto in primo piano. E, proprio come accadde nella musica, anche il cinema Hip Hop diventa un mezzo di unione tra comunità diverse spingendo registi bianchi come Dennis Hopper a documentare i durissimi spaccati quotidiani della West Coast attraverso occhi diversi, quelli dei tutori della legge, concetto che sta alla base di "Colors - Colori Di Guerra".
E' il momento in cui i rappers diventano superstar cinematografiche, in quanto individuati quale figure ideali per rappresentare il loro stesso mondo di origine: Ice-T, Ice Cube, Tupac e di seguito tutti gli altri non sono solo in classifica su Billboard, cominciano pure a sbancare i botteghini.
Il focus si sposta poi su Italia e Francia, mantenendo comunque saldo il legame con gli Stati Uniti e con l'universalità della cultura: vengono citate pellicole come "La Mossa Del Giaguaro" o "Zora La Vampira", che contengono numerosi riferimenti agli anni settanta, tirando in ballo personaggi come Adriano Celentano o Thomas Milian, fruendo di interventi diretti di uno dei principali interessati, Piotta, peraltro autore della prefazione del libro. Il fenomeno del cinema Hip Hop italiano è molto simile allo sviluppo del suo ramo musicale, film come "Sud" di Salvatores coincidono con l'incremento di centri sociali, altri come "Torino Boys" raccontano storie dal punto di vista dell'immigrato in Italia, dando visione a una dimensione sconosciuta, o volutamente ignorata, di una cultura che abbraccia ciò che altri rifiutano e che si muove per conto proprio al passo del rap di Sangue Misto, Assalti Frontali e Dj Gruff.
Il libro chiude con l'ennesimo, azzeccato, paragone tra musica e cinema menzionando la disinformazione che circonda la cultura, la cui enorme esposizione raggiunta ne ha provocato confusione riguardo ai significati reali. Pellicole contemporanee come "Save The Last Dance" rappresentano in qualche modo un mainstream poco veritiero e molto manovrato dall'industria, spesso danza moderna e breakdance vengono identificate dai giovani come qualcosa di analogo e proprio come accade a livello discografico si finisce per cadere nella trappola di liquidare come Hip Hop tutto ciò che si muove sopra alla hit R'n'B di turno. Interessante pure l'ultimo spunto, attraverso il quale si sottolinea come il cinema contemporaneo sia diventato anche un mezzo autobiografico, come insegnano Notorius B.I.G e 50 Cent.
Come già riscontrato su altre pubblicazioni di Agenzia X, "Cinema In Rima" centra pienamente l'obiettivo di parlare ancora una volta della cultura Hip Hop rappresentandola al meglio, denotandone la natura, l'ambientazione, la provenienza sociale, i connotati politici, percorrendo un binario parallelo che trova costantemente punti d'incontro, qualsiasi sia il momento storico preso in considerazione.
Una pubblicazione sicuramente da raccomandare, la quale farà piacere a chi ha vissuto quegli anni per i numerosi approfondimenti proposti e per le curiosità che soddisfa, e che si rivela di fondamentale importanza nei confronti dell'utenza che per la prima volta si affaccia alla conoscenza di questo mondo, il cui significato è qui spiegato in maniera del tutto esemplare.
Nessun commento:
Posta un commento