mercoledì 10 ottobre 2012

The Art Of Rap: Something From Nothing

Del progetto si è parlato molto a lungo, il tutto era stato anticipato da qualche trailer apparso nel web e c'è da dire che le ghiotte premesse sono state ampiamente mantenute. "The Art Of Rap" è finalmente uscito, è un documentario sulle origini del movimento Hip-Hop diretto da Ice-T e raccontato attraverso la voce, i ricordi e le spiegazioni tecniche di un folto gruppo di veterani leggendari, ma anche grazie alla collaborazione di artisti affermatisi in tempi più recenti. In questi giorni il film è stato proiettato anche nei cinema italiani in lingua originale con l'ausilio dei sottotitoli, una bella conquista per un movimento culturale ed un genere musicale che spesso vengono confusi a causa delle mode e delle tendenze del momento.

Il film è il frutto della raccolta di materiale girato per le strade di New York, Detroit e Los Angeles, Ice-T fa un ottimo lavoro di selezione degli intervistati, interagisce con tanti pilastri della Cultura facendo rivedere parecchi volti noti a parecchi anni di distanza dalle loro ultime apparizioni pubbliche, si confronta con loro portando la sua esperienza, fa raccontare storie interessantissime sui luoghi della nascita del movimento, aneddoti sulle ispirazioni che hanno portato determinati rapper a percorrere una strada anziché un'altra e su come hanno cominciato, nonché il racconto delle tecniche utilizzate per scrivere le rime, argomento che viene ampliato attraverso una breve osservazione del mitico Grandmaster Caz al lavoro sul block notes.

Le brevi interviste vengono alternate ad immagini delle varie città riprese dall'alto o attraverso la selezione dei quartieri più significativi (Bronx, Harlem, South Central), cui fanno da sottofondo numerosi classici che vanno da "The Message", passano per "Follow The Leader" ed arrivano a "Straight Outta Compton".

Durante la prima parte, dedicata a New York e alle sue aree culturalmente più significative, si susseguono, tra gli altri, il già citato Grandmaster Caz, Melle Mel, Rakim, Doug E. Fresh (che offre uno dei suoi famosi beatbox dal vivo), Dana Dane, Treach, Afrika Bambaataa, Chuck D e Big Daddy Kane, tutti interpellati in merito allo sviluppo del genere e alla tradizione che esso si sarebbe poi portato indissolubilmente dietro. L'obbiettivo delle interviste si sposta poi verso argomenti più specifici, non a caso DMC viene interpellato circa l'esplosione dell'Hip-Hop a livello planetario e alla fama da ciò conseguita, Krs-One e Chino XL parlano delle battaglie e del dissing dando notevoli riferimenti culturali, Eminem racconta di quanto
fosse abbattuto dopo il suo primo confronto live su un palco.

Quando il tutto, nella seconda parte, si sposta in California, è tangibile il punto di vista differente rispetto all'altra costa: Dr. Dre, Xzibit, Ras Kass e B-Real offrono l'altra faccia della stessa medaglia, il risvolto diverso che appartiene alla stessa famiglia, un intento culturale identico a prescindere dalla differenza dello slang utilizzato. C'è, infine, spazio anche per due delle donne più significative che abbiano mai preso in mano un microfono, con contributi preziosi dati da Mc Lyte e Salt. Gradevole anche la spontaneità di molte situazioni, sensazione che viene a galla sia che l'intervistato di turno si metta a recitare una delle sue strofe preferite di un altro artista che durante le numerose sessioni di freestyle.

Un documentario essenziale per qualunque appassionato, girato in maniera chiara e comprensibile - anche senza il bisogno dei sottotitoli - che rievocherà numerose e piacevoli memorie ai fan di vecchia data (vedere personaggi di tale calibro in rapida successione è davvero emozionante) e si offre quale idonea guida per chi si sta avvicinando solo ora al movimento, prefissandosi di tracciare una netta distinzione tra una Cultura comprendente quattro sacre discipline e tutta la superficialità con cui viene erroneamente etichettata come Hip-Hop qualsiasi forma di musica che contenga anche la più semplice delle rime.

Buona visione.

2 commenti:

  1. Concordo in parte col discorso, però a me non pare che dal documentario escano poi tante informazioni utili. Io che sono un fan possono piacermi i personaggi e canticchio con loro i versi preferiti o le canzoni che fanno da colonna sonora, ma di informazioni utili poche (a parte KRS ONE e pochi altri); i documentario mi è parso più una lunga serie di aneddoti personali ma non fondamentali. Ad esempio sapere che Eminem è stato fischiato la prima volta in un freestyle mi fa sorridere, ma certo non è un'informazione determinante per la mia cultura nell'ambito dell'HH.

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  2. Io la scenetta su Eminem l'ho vista in un altro modo, specialmente dal punto di vista dei ragazzini che l'hanno conosciuto quando già era famoso. Capire che è partito da dove sono partiti tutti per me è fondamentale, poi è questione di punti di vista ovviamente.

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