martedì 20 novembre 2012

Letture Hip Hop: Louder Than A Bomb

<<C.I.A. F.B.I. all they tell us is lies/and when I say it they get alarmed/'cause I'm louder than a bomb>>.

Questa leggendaria linea di Chuck D riassumeva con pochissime parole il pensiero, la natura, l'identità di un movimento culturale che stava crescendo con proporzioni tali da permettersi di sputare in faccia alla massa la propria opinione, mettendo sotto seria minaccia l'America conservatrice, potente, alla quale faceva comodo reprimere e ghettizzare facendo finta che i problemi distintivi di una realtà violenta e crudele non fossero mai esistiti.

"Louder Than A Bomb" è altresì il titolo del nuovo libro di Giuseppe Pipitone a.k.a. u.net, già autore di "Bigger Than Hip Hop" e "Renegades Of Funk", e seguendo il filone di questi, non analizza semplicemente un genere musicale descrivendone la nascita, lo sviluppo tecnico e mediatico fino ad arrivare ai giorni nostri sottolineando come esso abbia reinventato tutto senza in realtà aver inventato nulla. Ne spiega soprattutto il contesto, ne evidenzia le tradizioni culturali, lo collega a tutta una serie di eventi di cronaca occorsi negli Stati Uniti che tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta dettarono la reazione della comunità nera nei confronti del confinamento urbano messo in atto dai piani alti, gettando le basi per la creazione di uno strumento di protesta che diventerà sempre più importante e minaccioso.


La storia della cultura Hip Hop viene descritta a partire dalle prime forme di espressione, grazie ai preziosi contributi del filmmaker afroamericano Melvin Van Peebles, talentuoso regista che pur avendo la possibilità di immettersi nelle grandi produzioni hollywoodiane decise di seguire la strada dell'indipendenza, e di alcuni membri dei Last Poets, gruppo che attraverso strofe eseguite sopra a delle percussioni ebbe il coraggio di esporre i disagi della comunità nera, di raccontare le cose da un punto di vista diverso sottolineando l'inequità della condizione sociale, di propagandare i primi concetti di Black Nationalism che molte organizzazioni e crew avrebbero ripreso più avanti.

Si passa quindi alla nascita del Rap come genere musicale analizzando la scena dei block party e delle feste nei parchi, eventi promossi ed eseguiti da figure emblematiche quali Kool Herc, Afrika Bambaataa e Grandmaster Flash, ingrandendo il panorama su genesi e sviluppo delle figure di MC e DJ, inglobando nel discorso la realtà del graffiti writing tracciando continui paragoni tra arti diverse, e facendo costantemente notare come le stesse siano figlie degli stessi concetti rivoluzionari e reazionari espressi da tutti quei giovani che desideravano far segnalare con decisione la loro presenza, i quali prendendo un microfono, facendo impazzire le folle con due giradischi ed un mixer, o con una bomboletta in mano, cominciarono a creare qualcosa di unico ed irripetibile.

L'attezione si sposta poi su momenti particolarmente memorabili della storia della cultura, facendo un giro attraverso i luoghi determinanti per mettere in luce tutti quegli artisti che oggi conosciamo come leggende. Si parla dell'indiscutibile importanza del Latin Quarter, locale dove ebbero luogo concerti e battaglie da leggenda, del Disco Fever, grazie all'intervista con Sal Abbatiello, aprendo un interessante spunto su come la cultura stesse catturando l'interesse anche della gente bianca, contribuendo ad un'integrazione che l'America non era mai completamente riuscita ad attuare politicamente.

L'Hip Hop viene infine trattato nell'ottica del suo successivo sviluppo a livello mondiale sancendo il passaggio tra Old School e Golden Age, dove la sempre maggiore esposizione fu catturata per merito di gruppi come i Run Dmc, attraverso i quali vengono trattati anche i fenomeni commerciali legati alla cultura, ed i Public Enemy, i paladini del Rap di stampo politico-sociale e dei quali vengono proposti degli aneddoti di sicuro interesse. La globalizzazione del movimento viene approfondita nella parte conclusiva, con una particolare attenzione alla scena londinese ed ai pionieri della stessa.
Gli eventi raccontati e le testimonianze raccolte direttamente dalla voce degli artisti viene di tanto in tanto interrotta per lasciare spazio ad opportune segnalazioni dei più importanti eventi storici vissuti negli Stati Uniti nel decennio 1979-1989, la cui lettura fa comprendere più chiaramente lo stato d'animo della comunità nera, il suo modo di organizzarsi per superare le difficoltà non potendo che contare su se stessa, e citando le prime importanti conquiste politiche giunte attraverso l'assunzione di importanti cariche da parte di persone afroamericane. 

Il libro coglie nel segno togliendo dalla mente tanti luoghi comuni sull'Hip Hop e sulla violenza che i media hanno, talvolta forzatamente, associato ad esso. Il movimento viene fotografato nella sua natura vera, quello di arte espressiva multiforme che se da un lato doveva fare con la violenza stessa per via dell'impossibilità di alterare la realtà dei contesti urbani dove è nato e cresciuto, dall'altra cercava di condannarla facendo il possibile per entrare nella mente della comunità di colore, predicando la pace e l'unità, creando alleanze tra gang, spostando la competizione sul palcoscenico e ballando tutti al ritmo della medesima musica, con inevitabili riferimenti alla Zulu Nation, ai Native Tongues ed al loro ruolo nella connessione con la madre patria, quell'Africa che aiutò a ritrovare le origini e l'orgoglio razziale. 

"Louder Than A Bomb" ha il pregio di presentare l'Hip Hop nella vastità delle sue ramificazioni, di individuare le sue cause scatenanti rapportandole alla condizione sociale dei suoi protagonisti e dei suoi avi, è una passeggiata a 360 gradi che trasporta idealmente il lettore nei playground e nelle metropolitane del Bronx, nei marciapiedi di Brooklyn, nell'attitudine gangsta del Queens e nelle feste dei locali più gettonati di Manhattan, trovandone con puntualità il minimo comune denominatore, sia artistico che politico.

L'Hip Hop è qui raccontato come merita andando molto più in là del suo mero lato musicale, identificandone la natura di vero e proprio stile di vita, un modo di essere il cui impatto a livello prima locale e poi globale causò un rumore assordante, che fu ed è ancora oggi più forte di qualsiasi bomba.

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